DALLA DEPRESSIONE ALLA VITALITA’: UN VIAGGIO NECESSARIO

Una volta è venuta da me una signora la cui psicoterapeuta le aveva consigliato di fare una esperienza di Tangoterapia.

Mi trovai davanti una donna visibilmente abbattuta. Appariva palese un suo disinteresse anche per essere li davanti a me, parlava con un tono depresso, mi guardava senza alcuna intenzione di guardarmi.

Se provate ad abbracciare una persona depressa (in tutti i sensi anche non patologici che potete immaginare) probabilmente questa non mostrerà grandi reazioni emotive. Lo stato depressivo infatti è pervaso da una sfiducia intensa che entra nel corpo e spesso gela le emozioni lasciando spazio a una nebbia monotona e statica.

In questi casi propongo strumenti basilari, essenziali. Per esempio propongo alla cliente di provare a guidarmi nella danza. Io chiudo gli occhi e mi rendo disponibile, lei prova a tenerli aperti, abbracciarmi e muoversi nello spazio. Spesso queste prime danze durante le quali io vengo guidato sono monotone, noiose, prevedibili. E questo, agli occhi della persona depressa, è molto interessante! E’ come un termometro del proprio stato, come un accorgersi profondo, grazie al contatto e alla dinamica che si sviluppa con me, che davvero questo stato di inerzia si è impossessato di lei.

Questa consapevolezza che, prima di venire spiegata, viene esperita durante la danza, può di per sé produrre una reazione importante. Sentire la propria impotenza, non poter non vedere in faccia le cose come stanno, produce spesso una reazione di sopravvivenza.

A questo punto invertiamo i ruoli e provo a guidarla. Lei, scossa dalla sua palese difficoltà di incedere nella sua vita nel ballo precedente, si scioglie in un pianto nuovo, come un argine che si rompe e libera una cascata profonda e vasta.

Questa donna piange, dopo un lungo periodo di congelamento emotivo, perché sono accadute due cose molto precise: il ballo precedente l’ha resa consapevole delle sue difficoltà (mentre guidava lei) mentre nell’ultimo ballo si è lasciata realmente andare fra le mie braccia perché si è accorta che io la  tenevo davvero, la proteggevo, le consentivo di vivere.

Questo sblocco portò solo doni a questa signora. Furono doni fatti di danze sempre più appassionate, divertenti, ricche di indicazioni per la propria vita. Più si lasciava andare in parte ricettiva (accettando le proprie emozioni e godendo dei passi in avanti durante il percorso), più si permetteva di muoversi e decidere in parte attiva, occhi aperti, testa alta.

Il mio metodo aveva funzionato perché quei balli avevano svegliato in lei la consapevolezza del suo stato. Lo avevano fatto in modo preciso, contestuale, ordinato. Il successivo processo di guarigione fu semplicemente la conseguenza “necessaria” di questa consapevolezza.

1 commento su “DALLA DEPRESSIONE ALLA VITALITA’: UN VIAGGIO NECESSARIO”

  1. Il corpo il dono più grande per fare esperienze.
    Far tacere la mente e sentire il movimento, il respiro, il corpo che si scioglie… Permettete alla mente congelata di riattivarsi.
    Efficace tencnica

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